Agatha Raisin e la strega di Wyckhadden by M. C. Beaton

Agatha Raisin e la strega di Wyckhadden by M. C. Beaton

autore:M. C. Beaton [Beaton, M. C.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa, Mistero & Poliziesco, Generica, Marion Chesney, Hamish Macbeth, Beaton, Agatha Raisin
ISBN: 9788896919811
Google: AajvnQEACAAJ
editore: Astoria
pubblicato: 2014-03-14T23:00:00+00:00


6

L’indomani mattina Agatha si svegliò in un letto dell’ospedale di Hadderton. La poliziotta sonnacchiosa, Trul, era seduta al suo capezzale.

Agatha si tirò su appoggiandosi ai cuscini. “Ma che cosa è successo?” domandò.

“L’addetto alla ruota panoramica ha riferito che la giostra si era bloccata, e di essere andato a cercare aiuto.”

“Cosa!?” Agatha era indignata. “Non ci credo neanche per un momento. L’ispettore Jessop ha dovuto calarsi fino a terra, in mezzo alla bufera, perché siamo rimasti bloccati lassù per un’eternità.”

La poliziotta si alzò. “Adesso che è sveglia, si sente abbastanza in forze per la deposizione?”

“Sto bene. Qual è il verdetto dei medici?”

“Non era in ipotermia ma forse è arrivata in stato di shock. Vado a chiamare il sergente Peter Carroll. È qui fuori.”

Carroll entrò nella stanza. “Allora, se non le spiace cominciamo dall’inizio, mi racconti l’accaduto, con parole sue,” disse, estraendo un taccuino.

“È un po’ difficile che glielo racconti con le parole di altri,” lo rimbeccò irosamente Agatha. Descrisse in modo conciso l’arresto della ruota panoramica, avvenuto quando loro erano proprio in cima. “Prima che la tempesta avvolgesse tutto,” disse Agatha, “sono riuscita a vedere le luci del luna park che si spegnevano. Mi è parso che stessero chiudendo baracca per la notte, piantandoci lassù.”

“Basta così, per il momento,” disse Carroll, chiudendo il taccuino.

“Me ne posso andare?”

“È una questione che deve vedere con l’ospedale.”

“E allora chiamatemi un’infermiera!”

Uscito Carroll, e arrivata al posto suo un’infermiera, Agatha annunciò di voler firmare e uscire. Seguì una lunga attesa prima che si presentasse un medico e poi ci furono tutti i moduli da compilare, e finalmente le furono restituiti i suoi indumenti ancora umidi. Avrebbero potuto almeno farli asciugare, pensò Agatha, imbronciata.

Lasciò l’ospedale sotto una pioggia incessante, in attesa del taxi che aveva chiamato. Cominciava a sentirsi spossata e scossa ma era determinata a tornare in albergo. Estrasse dalla borsa i calmanti che le avevano dato e li gettò in un cestino dell’immondizia accanto all’ingresso. Agatha per esperienza sapeva che i tranquillanti avevano come unico effetto quello di procrastinare shock e infelicità.

Il taxi arrivò e la portò per il breve tratto di strada fino all’albergo di Wyckhadden. Agatha salì dritta in camera, riempì la vasca di acqua calda, si svestì e si immerse, senza mai smettere di domandarsi se per caso il responsabile della morte di Francie non fosse qualcuno dei parenti della donna, e se questo qualcuno non avesse tentato di liberarsi dell’ispettore. Mentre si asciugava decise però che non c’era logica. I giostrai di certo sapevano che se Jimmy ci avesse lasciato la pelle la polizia non avrebbe dato loro tregua per l’eternità, per non parlare delle accuse di omicidio colposo.

Agatha si rese conto di essere affamata, e che era ora di pranzo. Scese in sala.

Il resto della compagnia stava finendo di mangiare. “L’abbiamo cercata, ieri sera,” la chiamò il colonnello.

“Per poco non sono morta,” disse Agatha. Raccontò loro dell’avventura sulla ruota panoramica, quasi aspettandosi che quelli avrebbero tentato di cambiare argomento, invece le si fecero tutti attorno, chiedendo i particolari.

“Una vendetta, probabilmente,” sentenziò il colonnello alla fine del racconto.



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